Uno dei luoghi più piacevoli da visitare durante l’inverno e la primavera è Vignola e il suo castello. Situata nei pressi del Panaro, è una cittadina molto graziosa, situata a metà strada tra la pianura e l’Appennino. Circondata da dolci colline di vigneti e boschi cedui, Vignola deve la sua fama proprio ad un albero: il ciliegio. La città, infatti, è nota per la particolare qualità di ciliegie del territorio, il durone. Una ciliegia grande, soda, succosa, dall’intenso color amaranto e il sapore dolce, nota come varietà sin dall’Ottocento. La ciliegia, tuttavia, non è l’unico motivo di vanto per la città. Qui, infatti, ebbe i suoi natali l’architetto Jacopo Barozzi, noto proprio col nome di Vignola, forse il maggiore del Manierismo. aIl suo trattato sugli ordini architettonici, pubblicato nel 1562, ebbe una fama incredibile al suo tempo, e fu alla base dello sviluppo dell’architettura barocca.
Il territorio di Vignola fu abitato dai tempi più antichi. Villanoviani, liguri, galli, etruschi, romani, molti furono i popoli che si insediarono nella zona. Nel medioevo, invece, il paese fu primo dominio vescovile, prima di passare al Comune di Modena, nel XIII secolo. Il Rinascimento fu il periodo di maggior splendore per Vignola, e il suo castello ne è grandiosa testimonianza. Il piccolo feudo vignolese fu infatti donato dagli Este alla famiglia ferrarese dei Contrari, che ne fecero una propria piccola reggia. Essi rinnovarono il castello, costruirono le mura, eressero eleganti palazzi e sovvenzionarono le arti vignolesi. Fu sotto la loro signoria che esplose il talento di Jacopo Barozzi, che qui costruì Palazzo Boncompagni, proprio dinanzi alla rocca, e che conserva forse le scale più belle d’Italia. E sempre ai Contrari si deve uno dei rarissimi cicli tardogotici conservati in Italia, la cui eleganza ancora oggi meraviglia i visitatori.
Vignola e il suo castello
Vignola e il suo castello sono, dunque, legati in modo indissolubile. Esso è, infatti, il monumento principale del paese, ma al contempo è il simbolo stesso del territorio, ricco di altre splendide e ben conservate rocche. La tradizione vuole che fosse costruito già nell’VIII secolo; la prima menzione su un documento, tuttavia, risale al 1178, e solo nel corso del Quattrocento fu completata. La sua funzione originaria era militare, e sono molti gli elementi che lo ricordano: il fossato, il rivellino, la rocchetta ellittica, l’alta torre Nonantolana, eppure il suo aspetto ai nostri occhi non è così minaccioso. Con l’avvento dei Contrari, infatti, la rocca fu a poco a poco ingentilita, così da fungere anche da palazzo signorile. Basta osservare le torri, coi ballatoi in mattoni sostenuti da eleganti beccatelli, proprio come le ville medicee che Michelozzo progettava nel non lontano Mugello.
L’ingresso della rocca è sulla bella piazza Contrari, ovvero il nucleo della città altomedievale. Una piazza chiusa, a cui si accede tramite l’antica Torre dell’orologio, il cui ampio arco è l’unico collegamento tra Vignola e il suo castello. Sul fronte, sin dal primo Quattrocento, vi campeggia l’orologio meccanico, all’epoca vero status symbol di ricchezza e prestigio. Giunti in piazza, tuttavia, l’ingresso non è subito visibile. Si riconoscono le torri, le alti cortine murarie che si gettano a strapiombo nell’ormai vuoto fossato, ma l’ingresso sfugge alla vista. Poi, volgendo lo sguardo verso il loggiato cinquecentesco che chiude la piazza a sud, ecco che esso si svela, e per un attimo par di sentire quel senso di sicurezza che doveva pervadere i vignolesi di un tempo. Un primo ingresso, seguito da un rivellino un tempo connesso col ponte levatoio, e la possente ombra del cassero alle loro spalle.
La visita
Entrando nel castello, si ha la sensazione di vivere un’esperienza fuori dal tempo, qualcosa che difficilmente si prova visitando un monumento. La rocca, infatti, pare vissuta ancora oggi, come se guardie, servitù e signori si fossero allontanati pochi istanti prima del nostro arrivo. Gli ambienti non sono asettici come nei musei, ma al contrario, mostrano i segni del loro uso nel tempo. Sono piccoli particolari, come i pavimenti usurati o i mattoni scheggiati, che danno però autenticità ad un castello che, in realtà, è conservato in maniera splendida. La rocca, infatti, si è mantenuta molto bene nel tempo, e a parte lievi adeguamenti nei secoli, si può dire che è rimasta al Quattrocento. Splendido è salire in cime alla Torre Nonantolana, la più alta del castello, oppure conoscere la storia della Torre delle Donne, usata come prigione femminile. Ancora più affascinanti, però, sono gli ambienti dei Contrari.
Perché come già scritto, il castello fu anche la dimora dei Signori di Vignola, e le loro sale raccontano la raffinatezza del loro ambiente. Numerosi colombe che nidificano in racemi vegetali, scene di caccia, stemmi nobiliari, molti sono i soggetti che decorano le numerose sale. Su tutti, però, vi è la Sala del Padiglione, con scene di matrimonio dove forse vi sono ritratti i Contrari, ed in qui si riconosce quella pittura luminosa che stava conquistando l’Italia del Rinascimento. L’ambiente più bello di tutti, però, è la Capella della Vergine, dove si trova uno dei più bei cicli affrescati del tardogotico italiano. Una pittura di altissima qualità, dai colori pastosi e brillanti, e una carica espressiva dei personaggi degna di un pittore eccezionale. Un ciclo poco noto, ma che meriterebbe una fama molto più ampia.
Altro a Vignola
A conclusione della visita a Vignola e il suo castello, non può mancare un passaggio a Palazzo Buoncompagni, proprio davanti la rocca. La sua costruzione risale alla seconda metà del Cinquecento, e forse fu la prima opera di quel Jacopo Barozzi che sarebbe diventato il vanto e lustro di tutta Vignola. Quel che è certo, però, è che al suo interno si trova quella che, forse, è la più bella scala d’Italia. Una meravigliosa scala a chiocciola di forma ellittica, che crea un meraviglioso gioco di spirale infinita, degna di uno scenografo visionario. Un’opera talmente bella che si fa fatica a non credere immaginata da una mente geniale come quella del Barozzi. Un’opera talmente bella che avrete forse già visto, poiché spesso è usata come immagine per rappresentare l’architettura stessa.