Sono poche le città che vantano un forte legame col proprio cittadino più illustro quanto quello tra Lugo e Francesco Baracca. Ancora oggi, a oltre un secolo dalla sua scomparsa, il volto del giovane Francesco campeggia ovunque per il tranquillo paese romagnolo. Serrande e insegne dei negozi, manifesti comunali, murales, tutto insomma ricorda il giovane pilota. Per i lughesi, d’altronde, Francesco Baracca è un vero motivo di orgoglio. Stiamo parlando di uno dei più grandi aviatori della storia, un pioniere del volo, uno capace di manovre incredibili quando ancora gli aerei non erano altro che un pesante motore su un telaio di ferro, legno e tela. Le sue vittorie nella Grande Guerra, ben 34 nonostante il fronte italiano fosse limitato, gli hanno valso il titolo di Asso dell’aviazione italiana. E ancora oggi, appassionati tutto il mondo, rendono omaggio alla sua bravura, coraggio e lealtà.
Francesco Baracca nacque a Lugo il 6 maggio 1888, e morì a Nervesa il 19 giugno 1918, durante l’offensiva austriaca del solstizio, colpito da fuoco nemico. La sua vita fu breve, ma intensa, segnata dall’amore per i cavalli, dalla passione per l’aeronautica scoperta nel 1912, e per l’aver avuto in Lugo un luogo dove tornare sempre. Durante la guerra le sue insegne entrarono nell’immaginario popolare. A cominciare dal Grifone, simbolo della 91° squadriglia da lui creata e comandata, e che racchiudeva tutti gli assi italiani. Simbolo ancora oggi presente nello stemma della nostra aeronautica.Ma fu soprattutto il Cavallino rampante, sua insegna personale, ad entrare nella leggenda. Questo grazie a Enzo Ferrari che lo adottò nella sua mitica casa automobilistica, proprio in onore del nostro aviatore. C’è quindi tanto di Francesco Baracca, nel marchio italiano più amato al mondo.
Il museo Baracca
Per conoscere meglio l’Asso è fondamentale andare a Lugo, nel cuore della Romagna ravennate. Qui, infatti, si trova il museo a lui dedicato, il Museo Francesco Baracca, vero e proprio punto di riferimento per coloro che amano l’aviazione. Inaugurato nel 1928, il museo dal 1993 si trova all’interno della sua casa natale, per volontà dei suoi genitori. Appena entrati, colpisce subito lo SPAD VII S 2489 collocato nella prima sala, l’aereo della 91° squadriglia con cui Baracca trovò la morte. Un modello magnifico e intonso, costruito nel 1917 e originale in ogni suo pezzo, cosa che lo rende unico al mondo. Per tutto il museo, inoltre, vi sono numerose parti di aerei e di strumentazioni della Grande Guerra, raccolti dallo stesso Baracca sul campo. Una testimonianza di grande amore per la tecnologia dell’aviazione, da lui ritenuta il futuro dell’umanità.
I numerosi reperti recuperati dal pilota, erano il nucleo principale del primitivo museo. Nel corso degli anni, tuttavia, la collezione del museo si è ampliata, raccontandoci anche della sua sfera più intima e privata. Le numerose foto di famiglia, il violoncello che si dilettava a suonare, oppure le numerose divise dei suoi anni di cadetto. Senza considerare le numerose foto che raccontano gli anni della guerra, e le molte medaglie da lui ricevute nel corso della carriera. E infine non poteva mancare la sezione dedicata ai suoi funerali, con l’orazione funebre scritta dal celebre D’Annunzio e declamata dal poeta stesso. Al suo fianco vi è l’orologio vinto, nel 1911, in una gara d’equitazione e che Baracca portava sempre con sé. Le lancette sono ancora ferme così come furono trovate, all’ora della sua morte.
Un giovane moderno
Il museo Baracca è, quindi, molto intenso. Per estensione potrebbe raccontare la vita di uno qualsiasi dei giovani che combatterono nella Grande Guerra. Ragazzi nati nella Belle Epoque, in un lungo periodo di pace, che si conoscevano nei café delle grandi capitali europee, e che si trovarono a combattere contro, all’improvviso. Lo stesso Baracca andava a trovare gli aviatori austriaci catturati, consapevole di essere nemici solo per un destino avverso. Nel museo vi è una foto toccante, scattata a Reims nel 1912, quando Baracca si addestrava come pilota (in un momento, tra l’altro, dove l’Italia era alleata con l’Austria in opposizione proprio ai francesi). La foto ritrae il giovane Francesco con amici e amiche nel giardino, felici e positivi come lo spirito di quegli anni. Nessuno di loro credeva alla possibilità di una guerra. Proprio come noi giovani europei della generazione Erasmus.
Lugo e Francesco Baracca
Il legame tra Lugo e Francesco Baracca non si esaurisce, però, al museo a lui dedicato. Nella principale piazza cittadina, tra il castello estense e il paviglione, si erge il grandioso monumento a lui dedicato. Inaugurato in pompa magna nel 1936, alla presenza del Duca Amedeo d’Aosta che lo finanziò, è forse il più bello tra i monumenti celebrativi d’epoca fascista. Realizzato da Domenico Rambelli, scultore faentino tra i maggiori italiani del Novecento, rappresenta il nostro in abiti da aviatore, mentre guarda al futuro. Alle sue spalle, invece, un grande ala di marmo che mira al cielo; sui fianchi impressi il grifone e il cavallino rampante. La visita, infine, si conclude al cimitero del paese, dove si trova la sua cappella sepolcrale in stile liberty. Le spoglie del pilota giunsero a Lugo il 30 giugno del 1918, ancora in tempo di guerra, accompagnate da tutti i suoi abitanti.